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Greta, quarantenne di origine toscana trapiantata a Milano, in seguito alla morte del padre, torna in Maremma, ospite nella tenuta di proprietà della famiglia. Nei luoghi in cui il genitore, mosso da un viscerale amore per la terra, aveva trascorso tutta la sua vita il senso di perdita si acuisce e, nell'attesa del funerale, Greta è costretta a confrontarsi con la dignitosa sofferenza della nonna paterna e con l'indifferenza della madre. Tre generazioni di donne che silenziosamente, e ognuna a modo proprio, saranno costrette a fare i conti con il passato. La scoperta di un evento traumatico accaduto prima della sua nascita segna profondamente Greta inducendola a mettere in discussione la sua stessa esistenza. Nel suo romanzo di esordio, Irene Paoluzzi tesse una storia a tratti claustrofobica, in cui vittime e carnefici mescolano il proprio sangue ai sogni e alle speranze della giovinezza. L'autrice riserva un'attenzione melanconica e sofferta ai suoi personaggi, soprattutto a quelli femminili, e ne esplora con pacatezza e stile lineare le emozioni cristallizzando nel tempo quel senso di lontananza da sé e dagli eventi che inevitabilmente provoca un dolore troppo grande.